venerdì 31 maggio 2024

L’ILLUSIONE ELIOCENTRICA

 




L’ipotesi del movimento della Terra, presentata da Copernico agli esordi del 1500, venne inizialmente bene accolta dalle gerarchie cattoliche. Leone X se ne interessò, anche il papa Clemente VII, nel 1533, ne venne a conoscenza e l’accolse senza particolari riserve. Sembra quindi inspiegabile il fatto che, 70 anni dopo, la teoria copernicana venne censurata dalle stesse gerarchie cattoliche che l’avevano benignamente accolta. Il “dietro front” della Chiesa nei confronti di Galileo e dell’ipotesi copernicana, va pertanto ricercato in motivazioni estranee alla pura scienza sperimentale, della quale peraltro si faceva eroico paladino il “maligno pisano, sorto ad imbrogliare le cose”, come lo definì Carlo Emilio Gadda nella sua Meditazione milanese.

Difatti, soltanto in seguito all’intervento di Galilei, l’ipotesi eliocentrica suscitò polemiche, riserve e condanne, sfociate infine nella messa all’indice di tale teoria da parte della Chiesa Tridentina. Per chiarire gli aspetti oscuri della questione galileiana è utile richiamare l’opera di Giordano Bruno. Il quale nel suo libro, La cena delle ceneri, scrisse che il modello eliocentrico conteneva il vero senso: «dell’antiqua vera filosofia, per tanti secoli sepolta nelle tenebrose caverne della cieca, maligna proterva ed invida ignoranza». Del resto, lo stesso Bruno egli giudicava Copernico: «studioso più de la matematica che de la natura». In realtà, l’ex frate domenicano conosceva a malapena il lato scientifico della teoria copernicana, come si evince dalla lettura del testo sopra citato. I suoi avversari non lo avrebbero di certo condannato al rogo per tali opinioni, scopiazzate dall’opera di Marsilio Ficino. Difatti, quando gli Inglesi se ne accorsero lo cacciarono in malo modo dal loro paese.

Peraltro, è risaputo che Galilei venne informato dell’interpretazione bruniana della teoria di Copernico, quindi del suo significato metaforico e magico, da parte di un altro controverso personaggio, Tommaso Campanella, che conosceva personalmente molto bene. I due si incontrarono a Padova, anche con Paolo Sarpi, il noto protagonista di una forte oppositore al Papato, e con l’esoterista Gian Battista Della Porta, autore del libro, all’epoca famoso, Magiae naturalis Libri XX (Napoli 1589).

Bruno era convinto che l’ipotesi eliocentrica, apparentemente astronomica, raffigurasse simbolicamente l’antico culto egizio del Sole. Egli sosteneva che, grazie al modello eliocentrico abbozzato da Copernico, la verità magica, nella quale il Sole veniva considerato il Dio visibile secondo gli insegnamenti di Ermete Trismegisto, stesse venendo alla luce, dopo essere stata soffocata per molti secoli dai cristiani, da lui definiti “falsi Mercuri”. Il Nolano era persuaso che l’avvento del copernicanesimo avrebbe determinato la rinascita del dio Sole e, di conseguenza, il controesodo che avrebbe riportato la società verso un’epoca aurea, egizia, regolata dal dominio dei sacerdoti solari, evocatori e cultori di quegli spiriti planetari descritti da Ermete Trismegisto nel suo Corpus Hermeticum.

Era questa la motivazione segreta che fece di Bruno un sostenitore accanito, insieme a Tommaso Campanella, della teoria eliocentrica. Il culto del Sole avrebbe dovuto assorbire ed unificare nel tempo a venire tutte le religioni, in una sorta di sincretismo universale e di un governo unico mondiale, regolato dal suddetto re e sacerdote solare, che avrebbe assorbito con la Chiesa Romana anche la sua autorità e potenza. Fu l’avversione contro la Chiesa Romana che motivò molti personaggi di potere, anche ecclesiastico, pur essendo estranei agli argomenti astronomici eliocentrici, a correre in sostegno a Galilei, sul quale da tempo gravavano sospetti di ambiguità e di vicinanza agli ambienti protestanti e filo bruniani.  

Continuano ad essere molti gli studiosi che si sforzano di mettere in evidenza questo aspetto, insieme agli impensabili legami che allacciano la scienza moderna all’irrazionalismo magico. L’influsso rilevante che la tradizione magico-ermetica esercitò sul pensiero degli esponenti della rivoluzione scientifica infatti è stato messo in rilievo a partire da W. Pagel, E. Garin, P. Rossi, F. A. Yates, D. P. Walker, A. Debus, M. Eliade, M. Caleo. Questo connubio fra scienza e magia, fra quantità e qualità, si determinò in particolare nella corte fiorentina della famiglia de’ Medici, da dove si espanse in tutt’Europa.

Il rapporto di Copernico stesso con i pitagorici e gli ermetisti rinascimentali è sempre stato sottovalutato, pur essendo di fondamentale importanza. Infatti, in tale prospettiva, emerge il legame certamente ideale, ma forse non solo, del medico ed astronomo della Warmia con gli umanisti italici che, alla luce delle linee tracciate dall’Accademia Romana di Pomponio Leto, tramavano in ambito culturale per definire il tramonto della Scolastica ed il ritorno al classicismo precristiano.

Il giovane Copernico, infatti, rimasto orfano del padre all’età di dieci anni, venne allevato dallo zio materno, Lucas Watzenrode, vescovo della ricca regione della Warmia, contesa dalla Prussia, dall’Ordine Teutonico e dalla Polonia. Alla corte del re di Polonia ebbe modo di essere influenzato nella crescita personale da un personaggio assai equivoco, Filippo Buonaccorsi. Costui, rifugiatosi in Polonia nel 1470, era il principale imputato dell’attentato tramato dagli appartenenti all’Accademia Romana di Pomponio Leto, ai danni del Papa Paolo II e venne assunto alla corte del re polacco come precettore dei suoi figli e poi nominato ambasciatore polacco in Venezia.

Il Santo Uffizio non tardò a rendersi conto che nel Dialogo fosse presente un riferimento, un messaggio segreto di stampo bruniano in base al quale sia il modello eliocentrico che il movimento della Terra e la centralità del Sole assumevano significati magici e sovversivi. Un riferimento profondamente anticlericale, che si riallaccia al culto del dio Sole, praticato in Eliopolis, città egizia dei sacerdoti-maghi esaltati da Bruno. Ma anche prototipo della Civitas solis, decantata da Campanella, in stretto contatto con allievi tedeschi che lo visitavano in prigione e che riuscirono a portare alcune sue opere in Germania dove operavano segretamente i Rosacroce.

In genere, si è soliti affermare che la rivoluzione eliocentrica si concluse nel momento stesso in cui venne accettata dalla comunità scientifica ufficiale. Tutte le informazioni che vengono fornite in proposito attestano tale conclusione. Tuttavia, in base a quanto detto, circa l’aspetto recondito e poco considerato di tale teoria, possiamo affermare che tale sovvertimento non si è affatto concluso, ma sta ancora operando per giungere al termine della sua fase finale. Il compimento, cioè, del suo fine supremo ed occulto, avviato nella segretezza, non senza influssi preternaturali, da alcuni circoli rinascimentali, non estranei a qualche alto prelato cattolico di facciata, ma di cuore filo protestante.

Per tali ragioni occulte, a partire dalla metà del 1500, non soltanto la Terra venne messa in moto nelle menti umane. Ma anche la ragione, la società, la legge naturale, la stessa religione subirono gli influssi rivoluzionari dell’ideologia eliocentrica, che avrebbero provocato ribaltamenti di ogni genere giustificati, in campo filosofico, dall’opera di Cartesio e di Kant. Da allora, si è avviato a tutti gli effetti e con decisione il processo di secolarizzazione e di allontanamento dell’uomo dal riferimento religioso e metafisico del Cristianesimo sulla mente, sulla morale, sul linguaggio individuale e collettivo. Tale opera iniziata dagli esoteristi e dagli pseudo astronomi rinascimentali si è manifestata nel tempo attraverso un grave inganno iniziale. Quello del baratto della realtà percepita (la quiete della Terra) con quella immaginata (la sua presunta rotazione e traslazione). Tale ingannevole scambio ci è costato assai caro, dal momento che continuiamo a scontarlo, di giorno in giorno, nella diffusa scomposizione che si manifesta in quasi tutti gli ambiti, a partire da quello religioso.